Accademia Scacchi Milano

Gli scacchi nel cuore di Milano

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Il ruolo della Psicologia negli Scacchi

psicologia Desideriamo ringraziare SoloScacchi, a cui l’Accademia e l’Autore con molto piacere hanno concesso la pubblicazione di questo articolo.

 

Tradizionalmente la letteratura scacchistica analizza posizioni di apertura, mediogioco e finali come base fondamentale delle conoscenze del giocatore. Tuttavia non sempre lo studio e l’applicazione dei principi di scacchi è sufficiente per raggiungere l’obiettivo finale del gioco, cioè la vittoria. Infatti elementi della personalità del giocatore, quali il carattere, la volontà e l’attenzione, possono determinare il successo o il fallimento della battaglia scacchistica.

La psicologia umana, in relazione al gioco degli scacchi, è stata studiata per la prima volta durante il Torneo di Mosca del 1925 da parte dell’Istituto di Psicologia, i cui risultati hanno indicato la sua importanza per la competizione. Tuttavia questa ricerca non ha molto influito nella pratica del gioco e non ha neppure indicato come evitare errori e sviste che avvengono quasi in ogni partita. Ma nuovi studi su questo argomento da parte di psicologi e scacchisti hanno inquadrato in seguito il ruolo dei fattori emotivi e il loro controllo, i difetti dell’attenzione, ed altri elementi psicologici, che condizionano negativamente i processi logici del giocatore. Si sono infine presentate le caratteristiche individuali di alcuni campioni, come Morphy, Lasker, Capablanca e Fischer ed altri, non solo per la l’abilità nel gioco o la tecnica scacchistica, ma anche in relazione alla loro personalità, considerata da un punto di vista psicologico o psicoanalitico.

Scaricate il testo completo in allegato:

Ivano E. Pollini, Accademia Scacchi Milano – Il ruolo della Psicologia negli Scacchi – Maggio 2011

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