QUEI FISCHI CHE FANNO SEMPRE TANTO MALE
Mentre Francesco Rambaldi a Bad Wiessee lottava nel firmamento dei GM e si assicurava il titolo di Maestro Internazionale (con prima norma di GM), i suoi compagni di squadra lottavano a Grosseto alla finale nazionale del CIS U16 per il titolo di Campioni d’Italia a Squadre. Ci pare bello sottolineare questa contemporaneità di intendimenti che – sebbene su piani tecnici assai diversi e a grande distanza geografica – sta a sottolineare la condivisione di emozioni, speranze e soddisfazioni di tutti i ragazzi di punta di Accademia.
Da Grosseto la cronaca ci dice che Accademia è Vice Campione d’Italia con Gianfranco D’Avino, Daniele Prevedello, Massimiliano Botta e Filippo Lavorgna (terzo fra le quarte scacchiere) in squadra A, che Accademia B (Filippo Valdettaro, Giorgio Nordio, Francesco Lavorgna, Francesco Forti e Beatrice Montaruli) ha confermato il 9° posto in ranking e che Accademia C (Stefano Marcuzzo, Paolo Parini, Roberta Fracassi, Emma Fedeli e Federico Montaruli) ha fatto miracoli salendo dalla 32° posizione di ranking alla 21°. Location eccellente con hotel a 4 stelle immerso nella verde tranquillità maremmana a completa disposizione di ragazzi ed accompagnatori ed un’organizzazione attenta ai particolari e prodiga di premi e di riconoscimenti. Impeccabile e preciso lo staff arbitrale che ha gestito la kermesse senza la minima sbavatura e con grande efficienza e signorilità. Presenti le massime autorità della FSI (il Presidente Pagnoncelli, i Consiglieri Perrone, Antonini e Paulesu, l’arbitro Pagano, commissario del settore arbitrale e presidente della Commissione Tecnica) a testimoniare l’interesse sempre vivo per il settore giovanile. Interessanti e propositive le manifestazioni di contorno, sia istituzionali che culturali. Tutto bene, tutto bello, tutto perfetto. Ma è veramente vero?
Purtroppo no. La premiazione dei Campionati è stata accompagnata da fischi ed esclamazioni volutamente provocatorie nei confronti della squadra vincitrice, l’Arrocco di Montesilvano d’Abruzzo. Maleducazione? Invidia? Rispondere sì sarebbe semplicistico ed ingiusto. L’amico Mircoli ha composto una squadra – nel pieno rispetto del regolamento e secondo il suo modo di vedere il CIS U16 e l’agonismo giovanile in generale – composta da cinque validissimi giocatori che hanno scavato un solco di classe fra loro e tutte le altre squadre ma anche e soprattutto un solco di intendimenti e di prospettive. I componenti dell’Arrocco erano e sono fior di bravi giocatori ma avulsi – per quanto ci è dato sapere – dalla realtà di crescita e di maturazione giovanile abruzzese. Non è la prima volta che al CIS U16 partecipano squadre costruite appositamente per l’evento ed ogni volta arbitri ed organizzatori chiedono ai responsabili delle squadre presenti di mettersi una mano sul cuore e di consentire lo svolgimento regolare del Campionato, facendo umanamente leva sul fatto che stiamo parlando di ragazzi e che anche i Fide Master ingaggiati da paesi esteri restano comunque e sempre dei giocatori che non hanno ancora compiuto sedici anni o che sono nel loro sedicesimo anno di età. E sempre, per non danneggiare dei ragazzi che sulle scacchiere sudano e soffrono come tutti gli altri, il Campionato parte ed i brontolii si fanno sommessi. Ma a Grosseto i brontolii si sono fatti urla e schiamazzi, le discussioni e gli insulti si sono rincorsi per corridoi e hall, la premiazione si è trasformata in una imbarazzante fiera della riprovazione. Ho sofferto, come mamma e come dirigente, per quei cinque bravi giocatori che dovevano sorridere (e che certamente erano felici e fieri del loro risultato) davanti ad un auditorium che per lo più fischiava. Ed è troppo facile pulirsi la coscienza asserendo che gli applausi erano per i ragazzi dell’Arrocco mentre i fischi erano riservati solo ai suoi dirigenti. I fischi piovono su tutte le teste, indistintamente. Il CIS U16 è la festa degli scacchi junior, è il festival delle Società che si dedicano ai ragazzi, è la fiera campionaria del prodotto giovanile italiano. Ogni Circolo porta e mostra con fierezza i propri puledri, il prodotto di un anno di lavoro e di fatica durante il quale dirigenti e istruttori pianificano progetti ed i ragazzi si impegnano per realizzarli e sono i ragazzi i primi a mostrare entusiasmo alla prospettiva di poter partecipare alla massima esperienza agonistica nazionale, alla quale si giunge solo dopo aver superato selezioni interne ed esterne (fasi regionali). La squadra che ha vinto ha raggiunto il traguardo attraverso l’innegabile sforzo e la limpida classe dei propri giocatori ma ha pianificato la programmazione seguendo tutt’altre dinamiche. Ma siamo davvero sicuri che sia questa la strada corretta per vincere? Se questi ragazzi ricevono bordate di fischi e frasi di scherno sul palco – da parte dell’Italia scacchistica giovanile intera – invece che applausi scroscianti, se la festa finale dello scacchismo under 16 si trasforma in una esplosione rabbiosa di sdegno, se gli sforzi di investimento in ordine di tempo e di fatica che le Società compiono sono vanificati di fronte a squadre tecnicamente ineccepibili ma assemblate al solo scopo di aggiudicarsi il trofeo, se l’impegno economico che le famiglie si sobbarcano per un intero anno di preparazione dei propri figli si schianta contro un muro che non viene eretto mattone per mattone con fatica ma che viene comprato fatto e trasportato con l’elicottero, se tutto questo si ripete – ad intervalli più o meno regolari – ad ogni edizione del CIS U16, non è lecito porsi delle domande? Che messaggio trasmettiamo ai NOSTRI ragazzi? Che senso ha impegnarsi tanto per far crescere i NOSTRI giovani? Non è invidia poichè non si può invidiare ciò che si percepisce come inutile, estraneo e nocivo. Si sta uccidendo anche il CISF (Campionato Italiano Femminile a Squadre) basandosi sullo stesso atteggiamento, spalleggiato dal regolamento, che permette di assoldare giocatrici di vertice che nulla hanno a che fare con i Circoli che le schierano. A poco a poco, si arriverà alla contesa fra squadre (poche) ricche di campionesse con assenti tutte le squadre (tante) che allevano le proprie ragazze in casa. Le quattro (!!!) squadre dell’ultima edizione di Condino 2014 sono lì a dimostrare che ci si sta già incamminando a passi veloci su questa strada. Le Società che credono nel lavoro, nell’investimento, nella promozione dei PROPRI ragazzi seguono un cammino certamente più faticoso, ma allevano talenti e li educano insegnando loro che solo attraverso l’impegno e la costanza si possono raggiungere risultati ambiti.
Ci appelliamo alla Federazione Scacchistica Italiana, al suo senso di responsabilità nei confronti delle giovani menti e della loro educazione, all’interesse che dimostra e che ha sempre dimostrato per le nuove e nuovissime generazioni, al suo rispetto per le Società che operano su substrati giovani e che investono tempo, risorse, energie per la crescita del settore giovanile che è la sola vera ricchezza di una Nazione, a tutti i livelli. Aiutateci a salvaguardare la serietà e la correttezza di uno sport, il nostro, in cui le scorciatoie e le vie facili vengono – da sempre e da subito – messe al bando. Ridate ai nostri ragazzi la soddisfazione di potersi misurare ad armi pari e di poter perdere in modo sano e normale da ragazzi cresciuti in ambienti che, fin da quando erano piccoli, hanno creduto nelle loro potenzialità. Date un senso al nostro lavoro. Date un senso al loro impegno. Ridate dignità al Campionato Italiano a Squadre Under 16.