Scacchi: un gioco elementare!
Ricordo di aver imparato a giocare a scacchi, in maniera sia pur scolastica, quando frequentavo le elementari. Ogni tanto venivano organizzati dei tornei misti ai quali partecipavo più per divertimento che per reale passione nei confronti degli scacchi che tuttavia, al pari di un altro comunissimo gioco fatto sulla medesima tavola, la dama, mi dava maggiori soddisfazioni. Seguivano poi le sfide a casa, dove però non esistevano tecnica e vere e proprie regole, l’importante era incastrare il re e pronunciare il MATTO. Questa ‘battaglia nobile’, così come la percepivo io, dove anche i pezzi di minor importanza – come i pedoni – possono mangiare e mettere in difficoltà i pezzi ‘grossi’, era un momento di svago e allo stesso tempo di inconsapevole crescita.
Le sconfitte non le ho mai vissute come perdite ma come guadagno: erano un modo per imparare a non ripetere gli stessi errori. Per tanti anni non ho più toccato un pezzo della scacchiera, che lucida conservavo in un armadio, finché un giorno grazie ad un’amica (la fotografa ufficiale dell’Accademia, Silvia), ho conosciuto l’Accademia e la sua realtà. Fui spronata a partecipare ad un torneo semilampo, pur consapevole di non aver chance di farcela. Ma quello che più mi preoccupava era di non ricordare più nulla di quel passatempo da bambina e mi spaventava l’idea di giocare a tempo. Chi aveva mai visto un orologio da scacchi! L’emozione ha un ruolo importante e ricordo che la prima partita la giocai con un po’ d’agitazione, ma riuscii ugualmente a tener testa al mio avversario. Il vantaggio mi permise quasi subito di cancellare il timore di non farcela, permettendomi di aprire quel cassettino della memoria che conteneva le preziose informazioni sulle regole basilari del gioco degli scacchi. Ma tutte le emozioni, nel gioco degli scacchi, vanno gestite bene per non imbattersi in sviste e lasciarsi sopraffare dall’avversario. Alla fine del torneo non occupavo l’ultimo posto in classifica né ero fra i primi, eppure ero compiaciuta. Trovai elegante e estremamente sportivo iniziare e chiudere ogni partita con una bella stretta di mano, un’abitudine costante nei tornei e in qualsiasi incontro amichevole; per rispolverare la mia conoscenza, partecipai poi a delle interessanti e coinvolgenti lezioni sulle regole del gioco tenute dall’entusiasta Giorgio Chinnici (uno dei soci attivisti dell’Accademia). Ebbi modo di approfondire le origini indiane del gioco, di conoscere i punti elo, oltre che imparare una mossa che non avevo mai messo in pratica, l’arrocco, e a rivalutare il ruolo di un pezzo che ritenevo ‘rigido’ per via di quel movimento ad L, il cavallo. Naturalmente ho messo in pratica i consigli disputando altre partite miste, sempre con scarsi risultati, finché a gennaio di quest’anno è stato organizzato un torneo tutto in “rosa”. Anche in questo caso non è andata meglio, mi sono piazzata fra le ultime, ma l’organizzazione ha premiato tutte le partecipanti con un dolce pensiero. Come in tutte le pratiche sportive e non, solo la costanza e l’allenamento continuo garantiscono dei buoni risultati. Il bello degli scacchi è che non c’è da esibire alcuna forza fisica e ha poca importanza il sesso o l’età di chi hai di fronte, ognuno gioca la propria partita contro se stesso. Certo, quando si parla di scacchi si pensa subito ad un gioco tipicamente maschile ma forse perché la loro rappresentanza è più elevata rispetto a quella femminile. Dopotutto, il rapporto è così anche fra i pezzi della scacchiera: 3/16, laddove però la regina o donna è uno dei pezzi più importanti. Di questo, noi donne, dovremmo essere onorate! Quanto è vero il motto che accomuna gli scacchisti di tutto il mondo, che la dice lunga su questa realtà: GENS UNA SUMUS, siamo una sola famiglia. La mia personale esperienza mi porta alla conclusione che gli scacchi dovrebbero essere introdotti nelle scuole elementari; i bambini, già predisposti al gioco, ne percepirebbero il momento ludico piuttosto che quello di insegnamento, ma ne acquisirebbero in disciplina, concentrazione, creatività e spirito d’iniziativa. Giocare a scacchi è il modo migliore per mettere alla prova la mente che dovrà ingegnarsi di fronte agli ostacoli e scegliere quali mosse è opportuno mettere in atto per affrontare o evitare il pericolo di perdita. Siamo sicuri che i giochi tecnologici, che la fanno da padrone ai giorni nostri, sviluppino le stesse capacità? Vi lascio con questo interrogativo e con l’invito a prendervi una pausa di relax, dallo stress del vivere frenetico quotidiano, giocando ogni tanto a scacchi.