Accademia Scacchi Milano

Gli scacchi nel cuore di Milano

I Racconti di Alberto Velluti

Il Pedone isolato

racconti20Velluti1Il mento sprofondato tra le braccia conserte, appoggiate sul banco, Girolamo Iannuzzi osserva alcune figurine bianche e rosse sulla scacchiera murale; cerca di comprenderne i movimenti, di carpirne i segreti, ma è una lotta impari: da dietro le spesse lenti le palpebre gli si appoggiano delicatamente sugli occhi, il naso si fa spazio tra le maniche del maglione di lana, ancora pregno dell’odore di aglio e triglie mangiate da poco.

Iannuzzi, una vita dedicata agli scacchi, ha studiato, o meglio, collezionato libri e riviste specializzate, giocato tornei, frequentato il circolo quasi tutti i giorni, eppure ha raggiunto soltanto la terza nazionale, categoria che, escluse quelle sociali, è la più bassa per un giocatore di scacchi. Tra i vecchi soci del circolo c’è chi maligna che l’abbia acq … conquistata grazie alla compiacenza di alcuni giocatori. I giovani, invece, quelli appena arrivati e ancora esordienti, ripetono spesso per farsi coraggio: se l’ha presa Iannuzzi la prenderemo anche noi. Non gode insomma di buona fama il nostro eroe ed è quello che in gergo viene definito un ostinato trasportatore di legname, sebbene in questo momento i pezzi siano di plastica e vengano mossi da Van der Nhils, noto grande maestro olandese, da alcuni anni nella classifica dei dieci giocatori più forti del mondo. Il grande maestro ha accettato di venire fin qui a Zauberdorf, al circolo Sdriboscenko, così chiamato in onore del più famoso giocatore di scacchi mai esistito, inizialmente per una simultanea, poi, vista l’inconsistenza dei giocatori, per una lezione sul tema: forza e debolezza del Pedone isolato. 

“A questo punto” spiega il grande maestro, spostando una figurina bianca, “l’ex campione del mondo Botvinnik ha avanzato il Pedone in d5. Osservate come in poche mosse la posizione si chiarisca in suo favore.” Oltre a Iannuzzi, hanno preso parte alla lezione due candidati maestri, alcune prime e seconde nazionali, un gruppetto di non classificati, e il presidente del circolo, anch’egli terza nazionale. Mellifluo con le persone che ritiene importanti, cinico con chi non conta, il presidente è stato eletto non tanto per le sue doti, ma per mancanza di altri candidati. In compenso è uno dei pochi che ama intrattenersi con Iannuzzi, sebbene soltanto per umiliarlo e deriderlo. Si è creata tra i due una rivalità che dura da quasi quarant’anni. Ogni volta che Iannuzzi si presenta al circolo il presidente lo accoglie con la medesima battuta: non chiedercelo, con te non giochiamo, con te non vogliono giocare nemmeno i tuoi amici immaginari. Pare l’abbia letta nella settimana enigmistica e adattata alle circostanze. Ripetuta per almeno trent’anni, è divenuta una frase simbolo del circolo e gli amici immaginari di Iannuzzi sono ormai una presenza fissa tra le interminabili e vacue discussioni dei soci. Anche in questa occasione il presidente ha voluto a tutti i costi sedersi vicino alla sua vittima per poterla meglio tormentare. “Tu sei il classico Pedone isolato” gli ha sussurrato a un orecchio prima che iniziasse la lezione, “debole!” Ha aggiunto con un sorrisetto maligno. Iannuzzi, temprato da anni di insulti e in procinto di appisolarsi, non ha fatto cenno alla minima reazione.

“Guardiamo ora una partita giocata a Merano da Karpov nel 1980” dice Van der Nhils, mostrando in rapida successione le prime mosse, “ecco come si ottiene il Pedone isolato da una partita italiana. Cosa fareste voi in questa situazione?” Domanda il grande maestro, e poi, non concedendo il tempo per una replica, sposta con gesto teatrale una figurina bianca. “Spinta del Pedone in d5, mossa da punto esclamativo! Osservate come in poche mosse la struttura del Nero si sgretoli.” “Del rosso.” Mormora il presidente, senza tuttavia farsi sentire. “Oooh!” Gridano in coro i non classificati, facilmente impressionabili dalle mosse dei grandi campioni. “La stavo proprio pensando.” Commenta uno dei due candidati, un giovane alto con gli occhialetti e dall’aria saccente. “Esclamativo.” Ripete meccanicamente l’altro candidato trascrivendo le mosse in un quadernone. “Adesso andremo a esaminare una partita di Mikhail Tal degli anni ’60” riprende a parlare il grande maestro, senza dar peso ai commenti, “in questo caso il mago di Riga sottovalutò la forza del Pedone isolato, e andò incontro a un’irreparabile sconfitta.” Superata la fase di apertura, Van der Nhils si ferma e osserva la posizione per alcuni istanti. “A prima vista sembra che le torri del Bianco non siano ben collocate. Una in una colonna chiusa, l’altra semichiusa. Ma, giudicate voi cosa succede alla spinta del Pedone in d5. Il Nero è costretto a prenderlo, le Torri improvvisamente diventano fortissime e in poche mosse le armate del Bianco prevalgono, nonostante la tenace difesa del Nero.”

Il grande maestro olandese continua a spiegare, a mostrare partite dei campioni del passato, sempre sullo stesso tema, una dietro l’altra, simili tra loro. Spingo il Pedone in d5 e si apre la diagonale dell’Alfiere; avanzo col Pedone isolato e la rottura del centro è a vantaggio del Bianco; Pedone in d5 e aumenta la pressione sul Re; d5 e la colonna si apre… Tutti lo ascoltano, tranne Iannuzzi che dorme profondamente. Ogni tanto una seconda nazionale sbadiglia di nascosto, mentre il candidato con gli occhialetti interviene per una considerazione o addirittura per proporre una mossa alternativa. A questi interventi il grande maestro risponde con garbo. La sua idea è originale, ma Botvinnik ha preferito giocare diversamente; la sua proposta non è del tutto priva di senso, ma Fischer non l’ha presa in considerazione; sì il cambio delle Donne è possibile, però Karpov ha scelto di tenerle in gioco. Sembra che Van der Nhils sia soddisfatto di come stia andando la lezione, riscontra lo stesso entusiasmo che già ha trovato in tanti altri circoli dove si è recato; c’è però uno degli allievi, per la precisione quello seduto vicino al presidente, che non lo convince, dà quasi l’impressione che stia dormendo. Si appresta dunque all’analisi dell’ultima partita in programma, e quando arriva alla posizione critica decide di coinvolgerlo. “Lei” grida puntando il dito verso Iannuzzi, “sì, lei” ripete vedendo la testolina calva dell’allievo sollevarsi con agitata sorpresa, “cosa giocherebbe a questo punto?” Iannuzzi, risvegliato da una gomitata al costato del presidente, ha fatto appena in tempo a sentire la domanda del grande maestro. Gli sembra quasi impossibile che Van der Nhils, uno tra i più forti giocatori al mondo, chieda a lui, soltanto a lui, un suggerimento. Un’occasione unica, capitata tra capo e collo, di dimostrare il proprio valore, di ottenere finalmente quel poco di stima da sempre negata. Se solo sapesse la risposta giusta! Strizza gli occhi per mettere a fuoco le figurine bianche e rosse sparpagliate sulla scacchiera murale. Che confusione, non ci si raccapezza per niente! Se per gli altri allievi questa posizione è familiare, per lui, che ha dormito tutto il tempo, è completamente nuova. Si concentra per alcuni secondi, dopodiché, non trovando una soluzione ragionevole, dà la prima risposta che gli viene in mente. “Io spingerei il Pedone” dice con un tono quasi rassegnato, “sì, il Pedone in d5.”

A questa risposta un imbarazzato silenzio si impadronisce della sala. Gli altri allievi si guardano tra loro con sguardi sorpresi e perplessi. Se anche Iannuzzi indovina una mossa, sembra che dicano, non c’è più speranza, non c’è più nulla di stabile, nulla di sicuro a questo mondo. “E se il Nero accettasse il Pedone?” Domanda il grande maestro dopo alcuni interminabili secondi. Iannuzzi sbatte più volte le palpebre e fluttua in aria una mano in cerca di aiuto. Ha già suggerito una mossa, cosa pretendono: che le sappia tutte? In tal caso sarebbe lui il grande maestro! “No” sentenzia Van der Nhils scuotendo la testa, “in questo caso la spinta in d5 non va bene. La mossa giusta, quella da due punti esclamativi, è il sacrificio di Torre in f7. Il Nero è costretto ad accettarlo. Torre per Torre, Cavallo per Cavallo, Donna scacco, Donna copre, Donna per Donna, Alfiere scacco, Re giù, Cavallo matto.” “Ohhh!” Esclamano in coro i non classificati. “L’avevo vista tutta.” Commenta il candidato con gli occhialetti. “Cavallo matto.” Ripete scrivendo l’altro candidato. “Volevo ben dire” sussurra a Iannuzzi il presidente con un ghigno di vittoria stampato sul viso, “non capisci niente di scacchi. In un primo momento avevo creduto avessi fatto finta di dormire, ma saresti stato troppo furbo.” Iannuzzi lo guarda spaesato, senza capire cosa gli stia dicendo. Il momento di gloria è svanito, sfumato ancora una volta; il Pedone isolato rimane fermo al suo posto, sembra sorridergli beffardo dall’alto della scacchiera murale. “Eppure” borbotta tra sé sprofondando di nuovo nel torpore, “non so perché, ma la spinta in d5 mi sembrava la mossa più ovvia.”

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